C’era una volta…
una famiglia di smart workers. Gli smart workers erano in 4 e vivevano in un piccolo e luminoso appartamento al 6° piano di una palazzina in pieno Smart Village.
In un lontano giorno dell’anno 2020 accadde questo: venne fatto un annuncio alla TV e loro – dalla sera alla mattina – seppero di essere diventati degli smart workers.
Questa storia inizia proprio così: con una sorpresa di quelle che ti mettono sottosopra.
Fino al giorno prima erano una famiglia normale e poi si ritrovarono così – senza nessun preavviso – una famiglia di smart workers.
Dovete sapere che gli smart workers, a quell’epoca, non potevano uscire di casa (potevano farlo solo per necessità veramente molto, molto gravi) perciò stavano insieme 24 ore al giorno e condividevano tutti gli spazi della casa.
Nella loro vita normale (quella di prima) succedeva di stare tutti insieme solamente quando erano in vacanza. Che poi, a pensarci bene, non era nemmeno cosi perché – anche in vacanza – ognuno aveva “i suoi spazi”.
Ecco: la cosa che sembrava strana alla neo-famiglia di smart workers era che – adesso – c’erano solo “i nostri spazi” e nessuno di loro poteva più rivendicare uno spazio di “proprietà”.
Nelle vite dei nostri protagonisti, all’inizio, questo creò un certo sgomento: in qualunque stanza ti trovassi non eri mai da solo, c’era sempre qualcun altro che poteva rivolgerti la parola o guardare ciò che stavo facendo.
Dicendola tutta, era veramente fastidioso non avere più la libertà di una telefonata privata, le confidenze con un amico o la possibilità di mangiare di nascosto i biscotti al cioccolato, per poi dare a qualcun altro la colpa di averli finiti…
Insomma, la famiglia normale scoprì che essere smart workers faceva mancare l’aria.
Anche se era primavera e potevano tenere le finestre aperte per far entrare il sole.
Le terribili scoperte
La smart family (come la chiameremo a questo punto) esisteva nella “versione normale” da parecchi anni e – come accade sempre- si conoscevano tutti molto bene.
Tuttavia, questa nuova configurazione alla quale erano stati costretti, li portò a guardarsi reciprocamente con occhi nuovi, scoprendo aspetti, dell’uno e dell’altro, che mai avrebbero immaginato (o per i quali non avevano mai ritenuto di doversi preoccupare in prima persona).
- Smart mamma: sul tavolo da lavoro si allargava come una piovra; spargeva documenti occupando ogni spazio orizzontale; parlava da sola camminando con una matita tra i capelli. Scandiva la giornata come la campanella a scuola, richiamando tutti in cucina per i pasti principali. La ricreazione – ovviamente – non era prevista.
- Smart papà: manteneva un ordine maniacale nel perimetro di 1,60 m2al di fuori del quale non si accorgeva di nulla; lavorava con 3 device contemporaneamente per essere più efficiente e ne teneva sempre in carica almeno uno. Adottava orari flessibili, perciò non sopportava che qualcuno interrompesse la sua ispirazione per richiamarlo a qualche necessità o per chiedergli qualcosa.
- Smart boy: amava studiare con la musica in sottofondo (e prediligeva la musica rumorosa); per lui era fondamentale alimentare la mente con biscotti e crackers ad ogni ora del giorno, lasciando dietro di sé una curiosa scia di briciole e – per finire- ad ogni capitolo del libro, si concedeva meritate pause di distrazione davanti alla Play Station
- Smart girl: aveva un bisogno simbiotico di comunicare, che la portava a cercare le sue amiche con tutti i mezzi possibili, per aggiornarle sulle sue azioni dell’ultima ora, e sui pensieri dominanti, compresa la revisione di eventi passati che raccontava con dovizia di particolari. Fortunatamente, quando si trattava di studiare, era diligente, silenziosa e concentrata. Questo, però, la portava ad innervosirsi per qualunque respiro vivente che non fosse il proprio.
Le metamorfosi
Il periodo iniziale non fu per nulla semplice. Trascorsi i primi giorni con la sensazione di un lungo e inaspettato weekend, quando avrebbe dovuto riprendere la normale routine tutti ebbero la certezza che la “pausa” sarebbe stata parecchio faticosa.
Era accaduto esattamente come nella Metamorfosi di Kafka: un racconto nel quale il protagonista si risveglia una mattina ritrovandosi trasformato in un enorme insetto. E tutto il racconto narra dei tentativi compiuti dal protagonista per cercar di regolare – per quanto possibile – la propria vita a questa sua nuova particolarissima condizione.
Ecco: anche nel loro caso la metamorfosi era avvenuta, dando vita a esseri viventi dalle caratteristiche bizzarre che male si assortivano tra loro.
- Smart mamma: si stava trasformando in un personaggio nel quale convivevano una Casalinga_disperata_formato_trasandato ed un Vigile arrabbiato: cercava disperatamente di tenere sotto controllo la situazione domestica e di regolare il traffico tra frigo e fornelli, senza riuscirci. Dopo poche settimane si era tristemente adattata ad estendere la propria giornata con un’alzata alle 5.30 per fare le lavatrici e alla predisposizione dei pasti per il giorno successivo dalle 22 in poi
- Smart papà: per sopravvivere a tanto caos intorno a sé e per sopperire alla mancanza di uno spazio blindato nel quale rifugiarsi, aveva ideato una “bolla isolante” nella quale preservare la propria incolumità professionale. Va detto che la “bolla isolante” non era perforabile in alcun modo dall’esterno inibendogli, in questo modo, ogni relazione
- Smart boy: non ne poteva più di “convivere acca24 con quei 3”. La frustrazione di quella famiglia obbligata lo portava a trafugare del cibo sia dolce che salato in quantità-cambusa, per potersi sfamare in sana solitudine in qualunque angolo della casa, purché non abitato da altri. Date le proteste dei familiari, era costretto ad indossare le cuffie per poter ascoltare la sua musica e a limitare l’uso della Play Station e questo lo rendeva ancora più ribelle e nervoso di quanto la sua adolescenza già non facesse naturalmente
- Smart girl: si svelò nella sua versione “maestrina dalla penna rossa” criticando acidamente ogni membro della famiglia incapace di convivere democraticamente con gli altri. La studentessa modello stava cedendo il passo all’intellettuale rivoluzionaria che meditava una fuga segreta verso una delle altre famiglie del pianerottolo
Come uscirne?! (rimanendo a casa)
Dopo tre settimane emotivamente logoranti Smart mamma convocò una “cena unitaria” decisa a trovare una soluzione che rendesse sostenibile lo stato delle cose.
Pur sbuffando per l’ennesima imposizione, aderirono all’evento tutti i membri della smart family.
Dopo aver apprezzato le deliziose ricette – strategicamente Smart mamma portò in tavola almeno una pietanza tra le preferite di ognuno … per predisporre positivamente gli animi- si dedicarono ad un confronto aperto e sincero su quanto stava accadendo. Le considerazioni su cui si trovarono tutti d’accordo furono queste
- il principale elemento di criticità era lo spazio fisico
- ciascuno di loro aveva bisogno di uno spazio privato
- ciascuno di loro aveva bisogno di uno spazio funzionale alle proprie attività
- non c’erano spazi sufficienti e riservati per tutti
Tralascio i dettagli sulla lunga discussione che ne seguì. Vi basti sapere che – arrivati al dolce – decisero di ri-organizzare completamente la casa
- SALOTTO/SALA DAPRANZO: la stanza poteva essere dedicata esclusivamente ad attività che richiedevano concentrazione, precisione e focus, come scrivere e pensare intensamente. In queste aree era strettamente vietato l’uso del telefono. La tavola da pranzo venne allungata alla dimensione massima e lo spazio suddiviso in maniera equa.
- CAMERE DA LETTO: diventarono lo spazio per telefonare. Avevano constatato tutti che quando le persone telefonano a lungo disturbano gli altri. Perciò era necessario allontanarsi dal salotto il più possibile. Ciascuno avrebbe potuto telefonare da qualunque camera da letto; l’importante era non disturbare gli altri che stavano lavorando. La stanza di Smart girl (la più ordinata esteticamente tra quelle dotate di scrivania) poteva essere “prenotata” in caso di video-chiamate con interlocutori “di riguardo”
- CUCINA: diventò lo spazio per condividere, dedicato allo scambio di domande, dibattito e chiacchiere su qualsiasi tema. A seconda dell’orario fungeva da l’angolo del coffee break, del pranzo, della cena o della merenda. Ciascuno si occupava di preparare (a turno) uno dei pasti / spuntini.
Il nuovo corso famigliare migliorò decisamente: tutti sapevano che non era la miglior situazione possibile, ma sapevano anche che proprio ciascuno di loro poteva ridurre i disagi reciproci. Avevano imparato che lavorare e studiare insieme può essere anche divertente.
E che ognuno può scegliere se essere la migliore o la peggiore versione di se stesso.
…e vissero tutti smart workers contenti…